Il comfort cooling non è solo sinonimo di “ambienti salubri, piacevoli durante i mesi più caldi”. Invece, è un concetto che racchiude un insieme di sensazioni. È garanzia di benessere, ma soprattutto di vivibilità per milioni di persone quando le giornate diventano troppo calde per lo svolgimento di qualsiasi attività. Come nel caso di Internet, la storia dell’aria condizionata è una storia a tappe, dove vari eventi ne hanno consentito nascita e sviluppo. Ad ogni modo, è all’interno del Missouri State Building, in occasione dell’esposizione universale di St. Louis del 1904, che per la prima volta il grande pubblico sperimenta sulla propria pelle gli effetti benefici della refrigerazione artificiale. Il sistema di refrigerazione meccanica utilizzava 35.000 metri cubi di aria al minuto per raffreddare un auditorium da 1.000 posti. Il definitivo passo in avanti per l’evoluzione e la diffusione dell’aria condizionata avviene negli anni ’20. E Grazie a Hollywood.

Comfort cooling, tra ingegneria e cinema

I primi sistemi di raffreddamento per i cinema pubblici erano essenzialmente sistemi di riscaldamento modificati con apparecchiature di refrigerazione. Ma si era assai distanti dal comfort cooling di oggi, dato che quegli impianti rudimentali distribuivano l’aria fredda attraverso le bocchette del pavimento. Il risultato? Caldo e afa ai livelli superiori e temperature molto più fredde ai livelli inferiori. Al punto che gli spettatori optavano per riscaldarsi i piedi con i giornali. Nel 1922, La Carrier Engineering Corporation installò al Metropolitan Theater di Los Angeles un sistema di raffreddamento congeniale, che pompava aria fredda attraverso le bocchette più alte. Quindi, grazie alla distribuzione uniforme dell’aria raffreddata artificialmente, gli spettatori sperimentarono in tutto l’edificio una sensazione di benessere impensabile soltanto pochi anni prima.

Altri esperimenti e l’introduzione dei CFC

Nonostante i progressi nelle tecnologie di raffreddamento, questi sistemi erano troppo grandi e costosi per le abitazioni. Basandosi sulla tecnologia della refrigerazione, nel 1929 l’azienda Frigidaire introdusse sul mercato un nuovo sistema di raffreddamento a split. Aveva la forma di un mobile per la radio, quindi all’apparenza piccolo e maneggevole, ideale per l’uso domestico. In realtà, l’impianto richiedeva un’unità di condensazione separata e controllata a distanza. Frank Faust della General Electric migliorò questo progetto, sviluppando un raffreddatore d’ambiente autonomo, e la General Electric finì per produrre 32 prototipi simili tra il 1930 e il 1931. Nello stesso periodo, Thomas Midgley, Albert Henne e Robert McNary della General Motors sintetizzarono i refrigeranti a base di clorofluorocarburi. I CFC divennero i primi fluidi refrigeranti non infiammabili al mondo, ma l’impatto sullo strato di Ozono ne ha sancito la messa al bando in base a quanto previsto dal Protocollo di Montreal del 1987.

Comfort cooling smart e tecnologico

Dalla fine degli anni Ottanta ad oggi, gli Idrofluorocarburi (HFC) hanno sostituito i Clorofluorocarburi (CFC) ritenuti pericolosi per l’ozono stratosferico. Pur non essendo ritenuti dannosi per la tenuta dello strato di ozono, gli HFC sono potenti gas serra. Pertanto, governi di diversi paesi, compresi i governi italiani, valutano alternative sostenibili con esperti e studiosi. Fortunatamente, negli ultimi vent’anni la tecnologia ha reso il comfort cooling domestico sempre più eco e smart. Grazie a dispositivi sofisticati, come i termostati programmabili. Oggi è possibile regolare le impostazioni in base al clima e agli orari, consultando display di precisione e app sui nostri telefoni Wi-Fi.  Usando smartphone, tablet o computer portatili è possibile evitare sprechi di energia, specie quando non siamo in casa. Allo stesso tempo però è possibile accendere i nostri split poco prima del rientro a casa, così da evitare tutti i disagi legati al calore eccessivo.

L’evoluzione dei condizionatori: una storia di esperimenti

Riflettendo sulla tecnologia smart, sembra ancora più lontano il 1848. Anno in cui John Gorrie, medico della Florida, intendeva raffreddare il suo ospedale per debellare malaria e febbre gialla. Dapprima, suggerì metodi rudimentali come il ghiaccio proveniente dai laghi ghiacciati degli stati più a Nord. Quindi, tre anni dopo, progettò la ice-making machine, incentrata sulla rapida diffusione di aria compresa, grazie alla dinamica tra gas freon e serpentina di raffreddamento. L’ex medico, ora scienziato, non riuscì a ottenere fondi, ma il suo è considerato il primo tentativo di produrre artificialmente il freddo. Nel 1902, Willis Carrier ideò quello che potremmo definire il primo condizionatore elettrico “moderno”, progettato per controllare l’umidità più che la temperatura. L’invenzione di Carrier salvò la tipografia Sackett & Wilhelms, dove l’umidità stava danneggiando carta e l’inchiostro. La sua idea prevedeva il passaggio di acqua refrigerata invece di acqua calda attraverso le serpentine di un riscaldatore.

Comfort cooling: necessità, più che un lusso

Dopo l’esperimento di Los Angeles, William Carrier Convinse la Paramount a installare un impianto nel Rivoli Theater a New York. Da quel momento, il cinema negli Stati Uniti è diventato sinonimo di comfort cooling. Al punto che i maggiori successi al box office americano coincidono spesso con le uscite nei mesi estivi. Nei decenni successivi, la tecnologia ha reso il comfort cooling sinonimo di necessità per l’ impatto sociale ed economico conseguito. La possibilità di vivere e lavorare in case, uffici, ospedali e aziende confortevoli nei mesi più caldi ha permesso agli stati americani del Sud di attirare risorse e capitali dal Nord. Dopo gli Stati Uniti, principale economia al mondo, la diffusione dell’aria condizionata ha reso vivibili aree del mondo dal clima caldissimo. Da Dubai a Singapore, oggi tanti paesi non conoscerebbero quello sviluppo socioeconomico che le ha resi paesi efficienti e, in alcuni casi, all’avanguardia.