La direttiva EPBD sul rendimento energetico dell’edilizia intende promuovere l’efficienza energetica all’interno dell’Unione Europea, in considerazione delle condizioni climatiche e ambientali dei singoli stati. L’obiettivo prioritario resta quello della decarbonizzazione in ambito residenziale, dato che sistemi di riscaldamenti obsoleti producono emissioni inquinanti fino al 40%. Rispetto a quanto paventato precedentemente, non sarà più il 2030 il termine ultimo per l’installazione di nuovi modelli a gas metano, bensì il 2040. È importante ribadire che non è vietato l’utilizzo delle caldaie a gas esistenti, anzi. Grazie ad una elevata classe energetica, alcune caldaie a condensazione garantiscono già un ottimo rendimento, essendo predisposte all’utilizzo di idrogeno o biometano. Pertanto, quando necessario, sarà possibile ripararle o sostituirle con modelli di ultima generazione. Ad ogni modo, Il cammino verso un’Europa carbon free e sostenibile non implica la messa al bando immediata dei sistemi a gas impiegati in precedenza. Meglio concentrarsi sui contenuti che sugli allarmismi.
Direttiva europea EPBD, punto di svolta epocale
La direttiva europea EPBD – o Energy Performance of Building Directive – è nota ai più come direttiva case green. Al suo interno, una serie di norme che mirano alla riqualificazione del parco immobiliare dei singoli stati membri. Possibile attraverso una politica energetica mirata alla graduale eliminazione di emissioni CO2 entro il 2050. Pubblicato ed entrato in vigore lo scarso maggio, il testo normativo è a disposizione dei singoli stati perché venga recepito, anche tenendo conto delle scadenze. Considerata un punto di riferimento, la direttiva costituisce indubbiamente uno spartiacque all’interno dell’Unione in termini di riduzione dei consumi energetici. Nell’ambito delle politiche green così a lungo dibattute – e che tuttavia non è più possibile ignorare – si è giunti a qualche compromesso. Alla luce delle discussioni, si è giunti una normativa più comprensiva, meno stringente e contenente misure che possano giovare a tutti. Al contempo, potrebbe favorire lo sviluppo di tecnologie e software intelligenti.
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Le scadenze a breve e lungo termine
La normativa EPBD si distingue perché, a dispetto dei timori lanciati da più parti negli anni passati, non intende demonizzare le caldaie a gas usate fino ad ora. Tuttavia, indica quegli interventi necessari, ma graduali, nell’ambito degli impianti di riscaldamento domestico. Come già accennato, dal 1° gennaio 2040 non sarà più possibile installare caldaie a metano negli edifici residenziali e non residenziali di nuova costruzione. Deroghe speciali sono invece previste per edifici legati a vincoli di carattere storico. Alla luce delle condizioni climatiche, ambientali ed economiche, spetterà ai singoli stati membri definire le date di scadenza. Tuttavia, è possibile avere un riferimento generale che prevede l’
- obbligo di sostituzione delle caldaie a gas con classe energetica inferiore a G dal 2027
- obbligo di sostituzione delle caldaie a gas con classe energetica inferiore a F dal 2030
- obbligo di sostituzione delle caldaie a gas con classe energetica inferiore a E dal 2035
Politica comune e autonomia garantita
La necessità di implementare una politica comune in materia di performance energetica è importante tanto quanto l’autonomia garantita agli stati per portare avanti un piano nazionale sulla riduzione dei consumi. L’Europa è il vecchio continente per antonomasia, con un patrimonio immobiliare di notevole rilevanza storica. Ma ci sono anche edifici obsoleti, costruiti più di mezzo secolo fa con alti livelli di inefficienza dal punto di vista energetico. Questi, secondo alcune stime, sono la maggioranza sul suolo europeo. Alla luce di questi dati, emerge come il rinnovamento energetico interessi l’1%. Nel nostro paese, cinque milioni di unità immobiliari offrono prestazioni scadenti, quasi la metà rispetto ai dodici milioni di edifici residenziali. Dal 2028 gli edifici pubblici di nuova costruzione e dal 2030 tutte le nuove costruzioni private saranno a emissioni zero. Ciò comprende una riconsiderazione degli impianti di riscaldamento, cominciata già con le caldaie a condensazione di classe A.
Direttiva Epbd, come valutare le alternative
Più che imporre una nuova visione, la direttiva EPBD suggerisce che è tempo di lasciar spazio a nuovi presupposti e nuove alternative. Con la nuova normativa, non si impone la sostituzione delle caldaie già installate. Ma essendo chiari gli obiettivi tanto nel breve quanto nel lungo termine, è consigliabile sin da ora valutare le alternative disponibili. Dato che non è possibile accedere al Superbonus al 110%, si potrebbero considerare le promozioni su alcuni modelli di ultima generazione, anche a prezzi vantaggiosi. Prima di ogni sostituzione, il consiglio del personale esperto e qualificato resta quello di
- verificare età e classe energetica
- richiedere un preventivo a installatori qualificati
- tenere a mente i vantaggi che una nuova caldaia a condensazione comporterebbe, come riduzione dei consumi energetici e delle bollette, spese irrisorie per manutenzione e riparazione dei guasti, migliore comfort abitativo e riduzione delle emissioni nocive per gli inquilini
